In un luogo solitario
ricordo e desiderio in due opere recenti di Mara Palena
Premessa:
Le immagini tecniche sono, nella definizione1 che gli diede Vilém Flusser, computazioni di concetti, hanno quindi potere uniformante, sono in grado di omogeneizzare la realtà rendendola analizzabile e prevedibile. Nel seguente testo si prediligerà questo sostantivo piuttosto che fotografia, l’uno spiega il cosa, l’altro il come, l’uno ci aiuta a svelare la ricaduta della tecnica nella vita, l’altro la nasconde puntando il dito al miracolo della scienza e occultando dietro le spalle le sue conseguenze.
I WISHED I WAS
Installazione.
Un video composto da immagini tecniche tratte dall’ archivio privato dell’artista. Frasi estrapolate dal monologo di Molly Bloom e sovraimpresse, talvolta, al video Fotogrammi stampati su carta termica e montati a parete.
Musica composta da un’intelligenza artificiale nutrita con le parole di Molly Bloom Dimensioni variabili
5’27’’
2022

MEMORIES
Collage digitale di immagini tecniche, realizzate da un’intelligenza artificiale nutrita dalle parole di Molly Bloom.
Musica, scaricabile tramite qr code, composta da un’intelligenza artificiale nutrita con le parole: I Feel it Everywhere I go – Memories.

1
«Quando due specchi si guardano l’uno nell’altro, Satana opera il suo trucco preferito, aprendo qui a modo suo (come fa il suo partner negli sguardi degli amanti) la prospettiva sull’infinito.»2
Dal 18273 ad oggi le immagini tecniche si sono moltiplicate, hanno invaso il mondo, hanno liberato la pittura e ne hanno fatto finire la storia. Non paghe hanno catalogato tutto il significante e l’insignificante. Prima erano analogiche, una curva senza fine, poi sono diventate digitali, una scala finita.
Il pensiero selvaggio crede che l’immagine tecnica sia in grado di rubare l’anima, a noi, agli animali agli oggetti, al mondo.
Nell’era della modernità analogica le immagini tecniche abbracciavano l’intero, anche la sua parte invisibile, nell’attuale modernità digitale c’è spazio solo per il visibile, tutto il resto viene scartato. Siamo stati prima sedotti dalla vertigine delle similarità e poi ridotti a mero calcolo. In questo orizzonte limitato c’è rimasta da vendere solo la carne. Il paesaggio nel quale opera Mara Palena è questo.
1«Insiemi di elementi puntuali articolati in forma di mosaicale». Vilém Flusser, Immagini, Roma, Fazi editore, 2009, pag.13
2 Walter Benjamin, I “passages” di Parigi, vol. I. Torino, Einaudi, 2022, pag.601
3 Anno della prima immagine tecnica, una eliografia realizzata da Nicéphore Niépce
2
Un luogo solitario, dove programmiamo e veniamo programmati, costantemente sottomessi al desiderio dell’altro, oramai così uniformato da essere identico al nostro.
Una solitudine perfetta dove non esiste più Io ma solo Noi. Corpi disgregati e normati.
Il nastro del tempo si cancella ogni secondo in questa nuova, eppur preumana, condizione. Il desiderio, ancora una volta, è quindi quello della traccia, del ricordo, senza il quale non siamo. Un luogo solitario pieno di esseri, di atti e di pose così comuni, uguaglianza di spettri.
La giostra di I WISHED I WAS. I movimenti ripetuti, avanti e indietro, di un corpo sono riflessi nel pavimento e, in un dato momento, balugina nello specchio la macchina fotografica. Cediamo mentre percussivo il video ci sommerge. In cerchio, siamo circondati. Dal blu si passa ad un colore bruciato. La velocità aumenta. Sul muro sono appese stampe termiche destinate a consumarsi un po’ ogni giorno, fino a sparire. Un corpo sdraiato ci guarda, fine.
Il monogramma di MEMORIES. Le nuove macchine pensanti sono in grado di realizzare false immagini tecniche del tutto verosimili, come ombre di eventi, luoghi e persone che non sono, mischiandole l’artista crea una nuova immagine assemblata. Cut-up sordido di parole, desiderio e ricordo. Un figlio ibrido. Sogno di molti sogni. Un osceno bisogno.
3
La condizione dello spettro, condannato a ripetere senza capire. Dei grandi rumori meccanici dei secoli precedenti non è rimasto molto, solo un sommesso ronzio elettrico, coperto da musiche apparentemente inoffensive. Violenza dell’intrattenimento, condanna al desiderio. La lastra che ci divide dal nostro gemello digitale si assottiglia. Esso prende coscienza, lo immaginiamo simile a noi, per questo abbiamo pietà di lui. Un corpo sdraiato ci guarda. Fine.
Orio Vergani, Nowhere Gallery
4 Ernst Jünger, Trattato del ribelle, Milano, Adelphi, 2009, pag. 36
5 Se dobbiamo trovare un padre nobile all’operato recente di Mara Palena questi è Tetsumi Kudo.